L’ultimo Osservatorio di Confartigianato Lombardia ha presentato numeri davvero incoraggianti: + 485 milioni di vendite con e-commerce con il 52% delle micro e piccole aziende che hanno implementato le loro tecnologie digitali (i dati riguardano i mesi tra marzo e giugno 2020 in Italia).
Quando si tocca il fondo, si può solo risalire. Ed è quello che hanno fatto quelle microimprese e PMI in Italia che hanno seguito la spinta che storicamente ha sempre identificato i momenti di crisi, quella cioè del cambiamento. L’emergenza Covid ha messo in luce nuove necessità, con nuovi valori emergenti: le imprese non possono più limitarsi ad essere elementi della classica catena dei valori, ma devono essere sempre più i nodi di una rete fatta non solo di clienti e fornitori ma anche di altre imprese, connesse tra loro. E per fare ciò occorre collegare processi, sensorizzare impianti e risorse, predisporre piattaforme digitali tramite le quali comunicare e collaborare.

In Lombardia, il 53,1% delle microimprese (circa 343 mila) ha intrapreso la via della digitalizzazione, implementando l’uso di tecnologie digitali quali la videoconferenza, la formazione online e l’e-commerce. Per lo smart working il discorso è stato un po’ particolare: molte delle microimprese erano impossibilitate per loro propria natura a continuare il lavoro da casa e si sono dunque dovute fermare: autotrasportatori, cantieri edili, etc.
In Italia le oltre 4 milioni di microimprese (sotto i 10 addetti) e le 215 mila PMI (tra i 10 e i 250 addetti) hanno dovuto ricorrere, chi più chi meno, ad una risorsa troppo poco utilizzata nel periodo pre-Covid: l’e-commerce. Come ha riportato Making Science, la crescita esponenziale ha interessato i retailer di tutta Italia, in due diverse ed eclatanti misure. Se i retailer puri sono cresciuti fino a un +75%, nel mese di maggio-giugno rispetto all’anno precedente, i retailer tradizionali hanno visto punte di crescita fino a +94%. Segno evidente di una domanda urgente da parte dei consumatori impossibilitati a recarsi nei punti vendita fisici, ma anche un’occasione che ha inevitabilmente attratto nuovi utenti online e che ha dato una spinta all’e-commerce per tutte quelle piccole attività che vivevano di solo PdV. I settori che hanno registrato un notevole aumento di fatturato sono il food & grocery (+31%), il parafarmaceutico (+37%)sport & fitness (+33,5%).
Secondo Salesforce, le performance nel primo trimestre 2020 hanno superato quelle della stagione dello shopping natalizio 2019 con un +20% sui ricavi.

Le aziende che non sono riuscite a lanciarsi nel mondo digitale non lo hanno fatto sia per la scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie, sia per la mancanza di personale adeguatamente preparato a tale scopo, non solo per costruire un sito di e-commerce ma anche per l’assistenza necessaria e un magazzino adeguato alle consegne. È mancato in quei casi qualcuno che si occupasse di diffondere una certa cultura digitale nell’azienda. Nei mesi a venire si accentuerà sempre più il divario tra chi ha voluto scommettere sul digitale e chi non lo ha fatto; con non pochi rimpianti. La Digital Transformation non potrà però riguardare solo le imprese ma dovrà coinvolgere l’intero Sistema Paese. La crisi può rivelarsi un’occasione unica per realizzare una trasformazione culturale di cui anche il nostro Paese ha bisogno e scrivere così un futuro più digitale, nel Privato e nel Pubblico.

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